Carta dal mondo: le alternative all’uso della cellulosa nella produzione di carta

Articolo a cura di Mariavittoria Lanza e Alice Mazza, classe 3A Liceo Artistico Olivieri

Alternative all’uso della cellulosa nella carta

Nonostante oggi gran parte della produzione di carta si sia interrotta per via della sostituzione di gran parte degli organi di informazione da parte del web, il consumo di cellulosa ha ancora un impatto ambientale notevole. Oltre alla diminuzione degli alberi che causa una diminuzione dell’emissione dell’ossigeno e problemi per la cura e la salute delle biodiversità, per produrre un singolo foglio di carta in formato A4 servono circa 13 litri di acqua e una grande quantità di energia.

Sono nate, però, varie alternative il cui impatto è notevolmente minore, la carta infatti può essere realizzata…


…con la canapa

La Cina è stato il primo paese a intravedere l’enorme potenziale della canapa per la realizzazione della carta già a partire dal III secolo, con la sostituzione delle tavole di pietra e legno, in cui si annotava qualsiasi informazione, con carta realizzata dalla canapa. Nonostante sia meno morbida da lavorare rispetto alla carta da cellulosa, per la sua produzione non sono necessari prodotti chimici che vengono invece inseriti nella produzione della carta di cellulosa e si può riciclare per ben sette volte, rivelandosi una valida alternativa della carta tradizionale.


…con vecchie t-shirt

Nel 2017 l’impresa inglese Moo ha lanciato una serie di biglietti da visita fatti a base di vecchie T-Shirt riciclate. Il cotone estratto da tessuti inutilizzati produce un tipo di carta particolarmente resistente, che si usa principalmente combinata con altre fibre per documenti legali che devono durare nel tempo o nelle banconote di diversi paesi.


…con gli escrementi di animale

In America, invece, l’impresa Poopoopaper ha trovato il modo di realizzare carta fatta con feci di mucca, asino, cavallo, alce, elefante e persino dei panda. Le feci degli erbivori sono ricche di fibre derivate dalle piante e dalla frutta di cui questi animali si nutrono. Con un processo di pulizia e filtraggio si riesce ad ottenere una carta più raffinata di quanto si possa pensare. Alcuni credono che questa tecnica potrebbe aiutare ad affrontare il grave problema della gestione delle feci degli animali d’allevamento e sicuramente potrebbe essere un valido sostituto della cellulosa in quanto si tratta di una fonte inesauribile e disponibile in grandi quantità. 


…con bucce, gusci e noccioli di frutta

In Italia, l’azienda Favini ha brevettato una tecnologia in grado di ricavare carta da bucce di arancia, di mela, noccioli di olive e di frutta, gusci di mandorle, noci e noccioline. Solitamente, i residui dell’agricoltura che non possono essere dati da mangiare ad animali o usati per generare biomassa, finiscono per essere bruciati, ma questi residui sono una fonte di fibre che diverse imprese stanno usando per fabbricare carta, in quanto sono in sostituto perfetto delle fibre degli alberi. La tipologia prevalentemente utilizzata per la produzione di questa carta “senza alberi” è la buccia della banana, la cui produzione è, ultimamente, molto promettente.  


…con le alghe


Negli anni ‘90, sempre in Italia, nasce una carta realizzata dalle alghe. Ogni anno le città costiere raccolgono tonnellate di alghe, ricche di cellulosa, che si accumulano sulle spiagge. Diverse iniziative, sia a livello di ricerche che finalizzate a scopi industriali, stanno sfruttando questa abbondanza di materiale vegetale che solitamente crea disagio nelle lagune, ma che si sta rivelando anche un fonte di risorse.


…con le pietre

Alcune carte convenzionali contengono polvere di minerali che le rendono più brillanti e resistenti. Ma ultimamente è stato realizzato un tipo di carta in cui il minerale rappresenta più dell’80% del prodotto, mescolato a una piccola quantità di resina plastica. Per produrlo non viene utilizzata acqua e il rapporto “quantità prodotta/energia usata” è decisamente più basso rispetto a quello necessario per la produzione di altri supporti per la stampa e si può persino riciclare. Questa carta fatta a base di pietra è già ampiamente commercializzata da diverse imprese in prodotti di alta qualità.


…col cuoio

Ancora una volta l’impresa italiana Favini propone un’alternativa alla cellulosa, mettendo sul mercato un prodotto fatto a base di carta convenzionale riciclata mescolata con resti della produzione del cuoio. I sottoprodotti del cuoio possono diventare materia prima per la produzione di carta ecologica di alta qualità, secondo la logica di riuso creativo dell’economia circolare. Così il cerchio si chiude, tornando alla cara vecchia pelle come materiale di base per la scrittura. La preparazione dell’impasto si ottiene con una nuova modalità di trattamento dei residui del cuoio. Prevede un processo meccanico di pulizia e sfibratura dei residui e la successiva miscelazione alle fibre di cellulosa, non utilizzando prodotti chimici diversi da quelli usati nella tradizionale produzione della carta.


…con il polline

  
Un gruppo di scienziati della di Singapore ha prodotto una carta a base di polline. Il Professor Cho Nam-Joon, autore dello studio, ha dichiarato: “A differenza della carta tradizionale a base di legno, il polline è generato in grandi quantità ed è naturalmente rinnovabile, rendendolo potenzialmente una materia prima attraente in termini di scalabilità, economia e sostenibilità ambientale”.

Anche il processo di produzione risulta meno impattante, essendo la carta di polline prodotta con un procedimento simile a quello del sapone. Per realizzarla, gli scienziati hanno infatti rimosso i componenti cellulari dai grani di polline di girasole, usando idrossido di potassio. I grani duri sono stati quindi trasformati in particelle di microgel morbido, passaggio che elimina anche le componenti polliniche che generano allergie.

Utilizzando acqua deionizzata, gli scienziati hanno purificato il microgel, prima di metterlo in uno stampo di quadrato dove è stato lasciato a essiccare all’aria. Si è formato così un foglio di carta con un diametro di circa 0,03 millimetri.