Quando la carta era di cotone. Un breve excursus storico sulle origini di un materiale indispensabile

Articolo a cura di Elisa Braga e Martina Beccari, classe 3A Liceo Artistico Olivieri

Dall’argilla alla pietra, dall’osso al legno, dal papiro alle pelli e dalla pergamena al tessuto. Nella storia l’uomo ha sempre sentito il bisogno di scrivere ciò che prima tramandava oralmente: leggende, miti, favole e preghiere. Oggi per svolgere tutte queste funzioni utilizziamo la carta, ma quali sono state le sue origini?

Questa preziosa risorsa fu l’invenzione di un dignitario cinese, Ts’ai L’un, che, intorno al 100 d.C., con stoffa, reti da pesca e corteccia d’albero si ingegnò per dar vita ad un nuovo materiale. Solo cinquecento anni dopo, la sua creazione arrivò fino al Giappone tramite il monaco Dam Jing che ne importò le tecniche di lavorazione rapidamente apprese dalla popolazione locale.  Nell’appena nata cartiera di Kyoto, i giapponesi affinarono le lavorazioni fino ad arrivare ad un vero e proprio mercato nazionale.

Nei secoli a venire, la carta fu introdotta sia in Asia centrale, dove, sfruttando l’abbondanza di canapa e lino nei territori, si iniziò a produrne da subito, che in Egitto e Africa. Da lì, finalmente, nel 1150 circa sbarcò in Europa: gli arabi che invasero Sicilia e Spagna portarono con loro questo materiale che presto iniziò a diffondersi nel continente.

In Italia, però, Federico II emanò un editto che, decretando che la carta fosse un materiale troppo scadente e sostenendo che non potesse competere con la pergamena, ne proibiva l’utilizzo all’interno dei documenti ufficiali. Tuttavia, grazie ai cartai di Fabriano, una cittadina delle Marche, nel XII secolo la produzione si stabilì anche nella penisola con la fondazione della prima cartiera italiana. Qui, sempre utilizzando canapa e lino come primi materiali, migliorarono i macchinari ed affinarono le tecniche di lavorazione con la macinatura degli stracci, l’invenzione di diversi formati dei fogli e l’introduzione della filigrana al loro interno.

Un esempio di carta di cotone. I diversi procedimenti: prima e dopo.

Quando la carta veniva prodotta con degli stracci dalla popolazione araba, si seguiva un procedimento di sfilacciatura della stoffa e le fibre ottenute venivano successivamente lasciate a macerare nell’acqua fino ad ottenere un composto omogeneo; questo sarebbe poi stato filtrato attraverso un setaccio. Il risultato è un foglio di carta, detta “di stracci”, formato dai filamenti rimasti sulla superficie del colino. In qualche modo possiamo tracciare delle somiglianze tra questo procedimento di realizzazione e quello adottato dagli egizi per creare il papiro: possiamo quindi notare come nella storia le popolazioni si succedano e le invenzioni si evolvano prendendo spunto da tradizioni e tecniche diverse.

Oggi produciamo la carta tramite materie prime e passaggi totalmente differenti: prima di tutto la corteccia degli alberi, precedentemente trattata, viene spappolata per crearne una pasta, dopodiché viene pressata e sbiancata ed infine essiccata; poi viene  avvolta in bobine gigantesche ed  è pronta per essere tagliata in fogli di qualsiasi tipo e dimensione.

Ma qual è la differenza tra “ieri” ed “oggi”? Come è cambiato il nostro rapporto con questo materiale?

In passato la carta, di qualsiasi tipo, era considerata un bene di lusso: destinata agli studiosi, ai sacerdoti, agli scribi, era utilizzata solamente per documenti ufficiali, registri e testi sacri.         Questo materiale “elitario” necessitava, inoltre, di tempi di lavorazione maggiori, materie prime più ricercate e un impiego elevato di manodopera. Oggi, con l’invenzione della stampa a caratteri mobili, la rivoluzione industriale e la modernizzazione dei processi produttivi, la carta entra a far parte della quotidianità; non più utilizzata esclusivamente per la scrittura, trova spazio in ogni settore: confezionamento di qualsiasi tipo di prodotto, rotoli e fazzoletti per l’igiene domestico e personale e cartelloni pubblicitari in ogni dove. Proprio per questa sua forte diffusione spesso ci dimentichiamo di quanta importanza abbia all’interno della nostra vita e senza accorgercene la sprechiamo, stracciamo e buttiamo; disboschiamo ed eliminiamo intere foreste per produrne di nuova quando basterebbe buttare la cartaccia che teniamo in mano nel cestino giusto, per impedire che tutto il verde che caratterizza il nostro pianeta si trasformi in grigio.

In un certo senso, c’è un’analogia tra la percezione che abbiamo della disponibilità dell’acqua, elemento fondamentale per la vita biologica e per quella della carta, materia che è stata ed è altrettanto fondamentale per la vita culturale e spirituale dei popoli: entrambe ci sembrano illimitate, ma non è così e bisogna cominciare ad avere comportamenti più lungimiranti.